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Scuola tradizionale: una crisi da risolvere

Il sistema scolastico è in crisi ovunque, anche in Italia. L'editoriale di Nicolò Govoni

L’Editoriale di Nicolò Govoni

Nessuno ha il coraggio di dirlo, ma il sistema scolastico non è “obsoleto”. Non ha MAI funzionato.

Quello della scuola di “massa”, iniziato duecento anni fa con il modello prussiano e rielaborato poi su stampo americano, è l’esperimento più ingente e duraturo della Storia. E non funziona. A pagarne lo scotto non sono solo i bambini. Siamo tutti noi.

Vuoi le prove? Eccole:

  1. In Italia 1 studente su 7 abbandona la scuola. Si tratta di uno dei tassi di dispersione più alti in Europa.
  2. In Italia meno del 50% dei maturandi raggiunge le competenze minime. Si tratta di uno dei tassi di impreparazione più alti in Europa.
  3. In Italia più del 50% di studenti, insegnanti e genitori si dicono scontenti della scuola. Si tratta di uno dei tassi di insoddisfazione più alti in Europa.
  4. In Italia gli studenti sono tra i primi al mondo per livelli di ansia sui banchi di scuola. Oltre 220.000 ragazzi soffrono di disturbi alla salute mentale.

Perché, ti chiedi? Semplice: perché il sistema scolastico di “massa” non è stato creato per educare o per liberare la mente ma per formare lavoratori puntuali e docili, perfetti per il lavoro in fabbrica durante la rivoluzione industriale.

Duecento anni più tardi, la stragrande maggioranza delle scuole tradizionali ricalca ancora il modello prussiano: studenti trattati come numeri e privati dell’individualità, insegnanti autoritari, rigidi sistemi di posti a sedere, raggruppamenti, interrogazioni e valutazioni numeriche per dare vita a un sistema impersonale e standardizzato, che mira all’obbedienza passando per la ripetizione, la perfetta riproduzione di una catena di montaggio, dove le materie prime (gli studenti) vengono trattate dai lavoratori (gli insegnanti) all’interno di una struttura altamente burocratizzata, la fabbrica.

Un modello geniale, nella sua perversione. Un modello sempre più fallimentare.

Negli ultimi duecento anni la ricerca ha fatto passi da gigante. Sebbene i processi cognitivi che regolano l’apprendimento e la memoria infantile siano tutt’ora in parte sconosciuti, abbiamo un’idea ben più chiara di ciò suscita curiosità e interesse, e dunque la ricerca della conoscenza. Sappiamo cosa fare per “educare”, anziché limitarci a “istruire” le giovani menti. Eppure, in troppe scuole ancora, lo rigettiamo.

Questi sono i peccati capitali della scuola di “massa”:

  1. ZERO AUTONOMIA: gli studenti devono seguire regole rigide, tabelle di marcia rigorose e percorsi di studio preimpostati. L’autonomia e l’autodeterminazione sono assenti nella strutturazione dell’apprendimento. Questo causa noia e demotivazione e una pericolosa associazione tra conoscenza e sottomissione.
  2. SCARSA CREATIVITÀ: si insegna e si verifica la capacità di memorizzare, anziché quella di rielaborare, fare collegamenti e immaginare. La passione e gli interessi individuali sono ignorati, il talento e il potenziale ampiamente trascurati.
  3. POCA ATTENZIONE UMANA: anche le peculiarità intellettuali dei singoli sono liquidate come grinze da spianare. Lo studente apprende allo stesso ritmo della maggioranza oppure è considerato un fallimento. Il semplice atto di sedersi in aula ascoltando passivamente ore e ore di lezione, senza interazione, scambio né collaborazione con i coetanei risulta un’esperienza disumanizzante.

Ora come allora, la scuola di “massa” è sempre stata finalizzata solamente alla conformità, con la prevedibilità dei suoi soggetti come fine ultimo. Il mondo, però, è cambiato parecchio negli ultimi duecento anni. Allora, almeno, sottoporsi alla violenza del sistema scolastico industriale significava portare a casa la pagnotta. C’era lavoro, almeno, per i soldatini ubbidienti. Ora, invece, non c’è nemmeno più quello. Il mondo è cambiato radicalmente, dicevo. Ora le aziende cercano creatività e pensiero critico, non ubbidienza e omologazione. E se un tempo il sistema scolastico ti chiedeva di barattare la tua libertà, la tua felicità e la tua individualità per mettere il pane in tavola, ora ti chiede lo stesso senza offrire nulla in cambio.

Ma la scuola non deve essere per forza così. Sempre più insegnanti, genitori e alunni stanno spalancando gli occhi davanti a questo sistema malato, opponendosi con tutti loro stessi e cercando alternative e soluzioni migliori. La buona notizia è che le soluzioni esistono, e non sono utopiche. Sono possibili. Anzi, sono già in atto.

I comandamenti della Scuola del futuro:

  1. BELLEZZA: la Scuola del futuro è accogliente, calda e a misura di studente. Si piega e riadatta come strumento flessibile di apprendimento, valorizzando il singolo nella sua individualità e come membro indispensabile del collettivo.
  2. FELICITÀ: la Scuola del futuro è un luogo in cui sentirsi al sicuro, visti e capiti. L’obiettivo dell’apprendimento non è la produzione ma l’auto-realizzazione. Andare a scuola deve essere un’esperienza inequivocabilmente felice, per tutti.
  3. LIBERTÀ: la Scuola del futuro non obbliga ma incoraggia. Non coerce ma ispira. Crea le condizioni affinché lo studente scelga e lo faccia consapevolmente. Insegna a ognuno l’importanza di sognare in grande e realizzarsi.
  4. ETICA: la Scuola del futuro non si concentra solo sulle lingue, sulla matematica e sulle scienze ma forma in modo olistico e trasversale. Vede lo studente nella sua totalità, dandogli gli strumenti per compiere scelte positive per sé e per gli altri.
  5. EMOZIONI: la Scuola del futuro è gentile, attenta e preparata. Sa che per ottenere risultati nella didattica è necessario curarsi prima della persona. Ogni studente è incoraggiato a esprimersi e crescere ben oltre i libri di scuola.
  6. ERRORE: la Scuola del futuro non stigmatizza l’errore ma lo accoglie. Sa che il successo è il risultato di continue sviste e cadute e per questo insegna a imparare degli sbagli, anziché a rifuggirli, e a rialzarsi per tentare di nuovo.
  7. CAMBIAMENTO: soprattutto, la Scuola del futuro è pronta a mettersi in discussione. Sa che il suo ruolo è quello di facilitare un progresso positivo e sostenibile, non quello di mantenere lo status quo, e quindi non ha paura.

Sono passati 200 anni dalla rivoluzione industriale. Il mondo è mutato da allora. La scuola no. La scuola è ancora un esercizio profondamente capitalista. “Devi andare a scuola così da trovare un buon lavoro.” Ed essere un buon lavoratore. E aiutare i ricchi ad arricchirsi ancora di più, mentre tu ti accontenti delle briciole. È mostruoso, se ci pensi. Ed è il motivo per cui la scuola di “massa” è un fallimento. Ma non deve essere per forza così. C’è una soluzione: dare ai bambini la Scuola che meritano.

Il sistema scolastico non è “obsoleto”. Non ha bisogno di riforme. Ha bisogno di una rivoluzione. Ha bisogno di essere progettato, non come una fabbrica, ma come una casa, un luogo in cui vivere, non sopravvivere, in cui crescere, non regredire, e in cui sognare, anziché avere paura. La Scuola del futuro è possibile. Dobbiamo volerla.

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